SVOLTA IN RIUNIONE ALGERI DELL’OPEC

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Dopo quasi otto anni di incertezze e riunioni senza nessun risultato la svolta decisiva sembra arrivata nella riunione Opec di Algeri dove i rappresentanti dei vari paesi sono riusciti a concordare un taglio della produzione dei barili di 700 mila unità al giorno. La notizia ha fatto rialzare del 6% le quotazioni del petrolio, portando il Brent a chiudere a 48,69 dollari al barile per poi frenare nella mattinata di oggi sui dubbi degli investitori per tempi e modalità di attuazione del taglio produttivo.

Certo è che sicuramente non è stata una decisione facile e sicuramente anche i toni utilizzati per comunicare questa scelta fanno capire che si è cercato di non urtare gli animi dell’opinione pubblica scegliendo di non esplicitare il termine “tagli” ma di limitarsi a parlare di limitazione della produzione a 32,5 milioni di barili al giorno.

Il piano annunciato troverà la sua attuazione nella prossima riunione di Vienna del 30 Novembre in cui dovrebbero essere assegnate le quote di produzione consentite a ciascun paese, limiti che sono chiamati a rispettare anche i paesi non membri dell’associazione.

L’attuazione di questo piano è cruciale anche per capire se questa nuova sintonia che ha portato i membri a votare all’unanimità dopo così tanto tempo, sia nuova linfa per l’associazione o se quello che da tanti esperti del settore è definito un gigante malato sia realmente arrivato al capolinea di un era.

Adesso si studia il piano di lavoro, la ripartizione verrà esaminata da uno speciale comitato, in preparazione del vertice di novembre. D’altra parte gli incontri di Algeri erano – per definizione degli stessi partecipanti- informali. Il che solleva un’ulteriore perplessità sull’accordo annunciato, che potrebbe non essere vincolante data la sede in cui è stato deliberato.

C’è poi il nodo della Russia, player sempre più attivo, passato in secondo piano nell’entusiasmo di ieri ma tutt’altro che trascurabile. Mosca, che era stata tra i più attivi promotori del fallito vertice di aprile a Doha, continua a offrirsi di collaborare all’azione dell’Opec, una volta che questa sarà formalizzata. Ma intanto, grazie all’avvio di nuovi giacimenti, ha bruscamente accelerato la produzione: in settembre, secondo stime preliminari, avrebbe estratto ben 11,1 milioni di barili al giorno, 400mila in più rispetto ad agosto. Si tratta di un nuovo record nell’era post-sovietica, che potrebbe essere ulteriormente battuto nei prossimi mesi (il massimo storico, raggiunto nel 1987, quando c’era ancora l’Urss, è di 11,4 mbg).

Per questo lo scenario rimane comunque instabile è le montagne “Russe” degli andamenti delle quotazioni del petrolio potrebbero non finire, con una consequenziale ripercussione sui mercati internazionali che non trovano pace

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